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Recensione del drama coreano : Flower of Evil

Flower of Evil rientra tra i drama thriller che raccontano gli efferati crimini di un serial killer e che occupano uno dei tre grandi filoni narrativi delle serie TV provenienti dalla Sud Corea, assieme ai romantici e agli storici. Il grande successo del genere thriller, che raggiunge a volte picchi particolarmente truculenti, va forse ricercato nella maggiore libertà concessa agli autori di impressionare il pubblico coreano. Come a voler compensare la levità e la castità, quasi monacale, pretese e ostentate dalle storie romantiche. La quantità di brutalità raccontata in alcune di queste storie (mitigata da risibili sfocature su armi e sangue) va, però, spesso di pari passo con la tentazione degli sceneggiatori di abbandonarsi ai twist più sfrenati. Forse nel tentativo di raccontare una caccia tra buoni e cattivi che si mantenga interessante e adrenalinica per 16 episodi. E così al killer, insieme ad una genialità mefistofelica, è concessa una serie di fortune improbabili; mentre agli inseguitori, spesso poliziotti, viene rifilata ogni sorta di sfortuna e un’incapacità di seguire le più basilari procedure investigative davvero imbarazzante. Tutto a scapito della trama che risulta spesso assurda ai limiti del risibile e prona a numerosi buchi di trama. Fa eccezione proprio Flower of Evil, che si sistema a pieno diritto tra i drama migliori del 2020 e probabilmente tra i thriller meglio costruiti dei questi ultimi anni. Flower of Evil ha una trama ben costruita che mantiene viva la tensione. Cha Ji Won una brava e coscienziosa detective e il marito Baek Hee Sung conducono una vita apparentemente tranquilla e serena assieme alla loro figlioletta. Ma nonostante la sua perspicacia, Ji Won è all’oscuro del fatto che suo marito abbia rubato la sua identità a qualcun altro e che nasconda un passato pieno di violenza; una personalità fredda e calcolatrice si cela tra le pieghe del suo sorriso amorevole. Una serie di delitti efferati, simili a quelli commessi da un noto serial killer, arriveranno a turbare la quiete domestica e a mettere in dubbio tutto quello che i due coniugi sanno l’uno dell’altro e di loro stessi. Con Flower of Evil, ci troviamo davanti ad una di quelle serie in cui parlare troppo della trama correrebbe il rischio di rovinare il divertimento. Così ci limiteremo a dire che lo sceneggiatore Yoo Jung Hee riesce molto bene a mantenere viva la tensione per tutti e 16 gli episodi. E ci riesce senza mai correre il rischio di cadere nei problemi menzionati poco sopra. Ha l’intelligenza di fondare saldamente tutta la storia sulla personalità dei protagonisti e sul loro rapporto. Riconducendo sempre a loro tutti gli avvenimenti, bilancia bene momenti thriller con altri più introspettivi, senza mai davvero strafare. Neanche questa volta la polizia e la sua intelligenza ne escono brillantemente e alcune situazioni risultato un po’ improbabili, ma il coinvolgimento negli avvenimenti riesce a far mettere da parte anche le critiche più puntigliose. Flower of Evil piacerà anche agli shipper più accaniti, sono sicura che c’è chi guarderà questa storia senza minimamente preoccuparsi del lato romance della trama; ma sono altrettanto convinta che alcuni si sentiranno un po’ respinti dal fatto che i due protagonisti siano marito e moglie che condividano fin da subito una relazione felice. Voglio, però, rassicurarvi. Flower of Evil mette in scena una delle storie più shipperose dell’anno visto che già nei primi episodi la relazione tra Ji Won e Hee Sung viene sconvolta e ribaltata, costringendo i due protagonisti a ripartire praticamente da zero. Assistiamo quindi a dubbi, incertezze e speranze tipiche di una coppia ancora in divenire, temprati, però, dalla maturità di sentimenti di chi ha vissuto insieme per tanti anni, anche se al riparo di una menzogna. Il rapporto tra marito e moglie viene sviscerato e messo alla prova più e più volte in una serie di scene davvero drammatiche che non mancheranno di commuovere anche chi ha comprato il biglietto solo per la trama crime. A interpretare i due protagonisti, che si ritrovano catapultati in mezzo ad una vera e propria tempesta, ci sono il bravissimo e amatissimo Lee Joon Gi (Lawless Layer e Mon Lovers Scarlett Heart Ryeo) e Moon Chae Won (Good Doctor). Entrambi tornano a confermare tutti gli apprezzamenti ricevuti in passato mentre lottano tra dubbi, incertezze e improbabili speranze. A Lee Joon Gi tocca la parte, tanto amata ai coreani, dell’uomo apparentemente separato dalle sue emozioni. Impegnato a interpretare le misteriose reazioni di quelli che lo circondano e a cercare di imitarle per essere accettato e per tenere nascosto un passato devastante. Baek Hee Sung, pur vivendo una menzogna, crede di conoscersi molto bene e di sapere esattamente quali siano le sue priorità, ma piano piano, con l’incalzare degli eventi, sarà costretto a rimettere in discussione tutto e a scoprire ed accettare una versione di se stesso che non credeva possibile. Anche Cha Ji Won vede presto sgretolarsi tutte le sicurezze su cui sembrava poggiare la sua vita. Dovrà ricostruirle faticosamente, ripensando e mettendo in dubbio ogni cosa. Grande plauso va a Moon Chae Won per aver saputo portare in scena un personaggio vulnerabile e allo stesso tempo molto forte che non cede mai alla disperazione o all’inerzia davanti agli eventi. E l’affiatamento tra i due protagonisti serve a reggere una storia che con attori meno validi non avrebbe probabilmente avuto la stessa forza. Una menzione speciale anche alla pacata e coraggiosa Jang Hee Jin e al reporter Kim Mu Jin (Seo Hyun-Woo), che ne passa di tutti i colori ma offre momenti di leggerezza e tenerezza donando respiro alla storia.



" 나는 좋은 사람이 될 것이다 "


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