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  • Immagine del redattoreAle Torrini

Fiume "Gange"

Il tempo è come un fiume: non risale mai alla sorgente...Antoine Rivaro

Gange, il fiume sacro agli indù

Il Gange è un grande fiume del sub continente indiano che sgorga tra i ghiacciai dell’Himalaya e sfocia nel Golfo del Bengala, ha un valore molto importante per gli indiani ed è il fiume sacro agli indù.

Il fiume Gange è lungo circa 2.510 km, le cui sorgenti sono localizzate sul ghiacciaio di Gangotri, uno dei più grandi ghiacciai dell’Himalaya ed è la fonte idrica principale del Gange, che dopo un percorso di circa 700 Km si unisce presso Deo Prayag col fiume Alaknanda e da questa confluenza nasce il Gange vero e proprio, probabilmente il fiume indiano più importante. Il Gange bagna la parte nord orientale dell’India e una piccola porzione del Bangladesh, attraversando le enormi pianure nord orientali indiane ovvero le aree più densamente popolate dell’India sviluppatesi lungo le sue rive, basti pensare che quasi la metà della popolazione indiana vive in questa area geografica, e l’India conta circa 1,3 miliardi di abitanti, in virtù del suo enorme valore biologico, naturale, economico, religioso e spirituale.

GANGE, LA SUA IMPORTANZA NELLO SVILUPPO URBANO È proprio grazie al fiume Gange che si sono edificati importanti insediamenti, perché è il maggior fiume d’India e grazie ad esso ha potuto fiorire la vita. Il fiume sacro libera i sedimenti trasportati dai ghiacciai, e ne deposita ogni anno 1,6 milioni di tonnellate, il quadruplo del Rio delle Amazzoni dando così vita a una delle terre più fertili del mondo, è di fondamentale aiuto per il settore agricolo e l’economia di India e Bangladesh. Il turismo è un’altra attività importante che ha tratto giovamento dal fiume sacro Gange, con lo sviluppo delle tre città sante per l’Induismo: Haridwar, Allahabad e Varanasi molte persone sono attirate dal misticismo e dalla magia che questi luoghi sacri Induismo evocano nell’immaginario comune e che attirano migliaia di pellegrini alle sue acque. Varanasi è considerata, per eccellenza, la città santa sul Gange. Purtroppo, in tempi moderni, il fiume ha sofferto tanto l’industrializzazione della pianura del Gange. Di conseguenza la maggior parte del fiume sacro dell’India è molto inquinato a causa di anni di abbandono e regolamentazioni forse troppo negligenti e permissivi. Il governo indiano sta cercando di correre ai ripari, notizia recente afferma che il Premier Indiano abbia pianificato la costruzione di sei mega progetti infrastrutturali nello stato dell’Uttarakhand, nel distretto di Haridwar, tra cui un impianto di depurazione per evitare che le acque inquinate affluiscano nel Gange fiume sacro per gli induisti. Se il fiume e i suoi affluenti fossero puliti, potenzialmente potrebbero diventare ancor di più un’importante attrazione turistica in quanto gli indù che venerano il fiume offrono uno scenario spettacolare. Il fiume e i suoi affluenti forniscono una perenne fonte di acqua per l’irrigazione di una vastissima regione. È altresì importante per la pesca, anche se è altamente sconsigliato perché il sacro fiume è uno dei fiumi indiani più inquinati, e in molti punti lungo il suo lungo corso è sconsigliato (anche ai turisti) di effettuare un bagno nel Gange. IL GANGE DURANTE LA PANDEMIA DA COVID19 In India il Covid-19 è stato purtroppo implacabile e ha causato la morte di diverse migliaia di persone. Lungo le rive del fiume Gange sono inevitabilmente aumentate le cremazioni avvenute con ritmi serratissimi. Il fiume sacro quindi è divenuto ancora più inquinato e all’inizio del 2021 da molti punti del suo corso d’acqua sono affiorate decine di cadaveri. Gli inquirenti hanno indagato sulle cause di questo fenomeno ma non è stato possibile risalire all’identità dei defunti e se fossero realmente vittime di Sars-Cov-2.

LA SACRALITÀ DEL GANGE

Come abbiamo detto, il Gange è il fiume più sacro dell’India, ovunque lungo le sue rive, dalle sorgenti dell’Himalaya al delta del Bengala, distante 2500 km, sono disseminati luoghi di culto e di pellegrinaggio. I fedeli vi giungono fin dalle più remote contrade dell’India e l’acqua del fiume è trasportata o inviata in tutto il paese per essere utilizzata nei riti religiosi. La si serve ai matrimoni e, insieme al pane, durante le cerimonie per l’iniziazione dei giovani Brahmini. Nel Bengala vige l’usanza di spruzzarla tutt’intorno alle case e in genere è considerata la più sacra, perciò la più adatta ai riti purificatori di ogni sorta. Durante le cerimonie funebri, per esempio, è pressoché indispensabile e, appena è possibile, le ceneri dei defunti vengono sparse nel fiume. Fin dai tempi più remoti è stato così. L’eclettico imperatore Akbar, che ufficialmente si dichiarava musulmano, non beveva altra acqua fuorché quella del Gange, che si faceva spedire in recipienti sigillati ovunque si recasse. L’acqua del Gange è sacra, al punto che la gente viene da ogni parte dell’India a morire sulle rive del fiume, convinta di guadagnarsi così la beatitudine celeste, e allo stesso scopo si usava, tempo addietro, compiervi il suicidio.

IL CORSO DEL FIUME GANGE

Il Gange nasce dal ghiacciaio di Gangotri, nel distretto himalayano di Garhwal, nella zona nord-occidentale del subcontinente indiano. La sorgente sgorga dall’imboccatura di una caverna detta Gomukh, “bocca di vacca”, a significare e ribadire la purezza e la sacralità del fiume. Il ruscello che inizia il corso del fiume, a un’altitudine di 4200 metri, prende il nome di Bhagirathi. Benché questa sia la sorgente superficiale del fiume Gange, si crede che esso nasca molto più in profondità, nelle viscere delle montagne, al limite dell’attuale confine con il Tibet. Qui, a est del Gangotri, si trovano due laghi gemelli, Rakas Tal e Manasarovar, che coprono una superficie di 520 chilometri quadrati e sono situati a una altitudine di 4600 m. Li sovrasta la vetta del monte Kailasa, dimora del dio Shiva. La leggenda vuole che il fiume sacro indiano intrecci il suo corso con i riccioli intricati del dio, giri tre volte intorno al Kailasa e si divida in sette fiumi che scorrono nei 4 continenti del nostro mondo, e un braccio fluisca attraverso il continente meridionale: l’India. In cielo il Gange prende il nome di Mandakini, sulla terra di Bhagirathi, nel mondo sotterraneo di Bhogavati. Disseminati qua e là per tutta l’India vi sono pozzi che, secondo la credenza, contengono acqua proveniente dal Gange, poiché è il Bhogavati stesso a riempirli sgorgando dal sottosuolo. Prima che fosse chiusa la frontiera tibetana, i pellegrini potevano arrivare al Kailasa e al Manasarovar affrontando un lungo e pericoloso viaggio attraverso le montagne, ma oggi ciò non è più possibile. In quella zona dell’Himalaya nascono tutti e quattro i grandi fiumi dell’India: l’Indo, lo Yamuna, il Gange e il Brahmaputra. Ad ovest del Gangotri si trova lo Yamunotri, la sorgente dello Yamuna, che è situata ancora più in alto tra le montagne. Presso il Gangotri vi è un tempio, nel quale sono conservate le immagini di Ganga, di Yamuna e di Sarasvati, le tre dee dei fiumi. Cinque sono i torrenti che confluiscono a formare il Gange e poiché anche le confluenze dei fiumi sono sacre, le zone circostanti i punti di affluenza dei cinque tributari sono particolarmente venerate. La più sacra delle cinque confluenze è quella tra la l’Alaknanda e il Bhagirathi a Deo Prayag, e da qui in avanti il fiume prende il nome di Gange. Quest’ultima confluenza si trova in una zona situata a circa 670 metri sopra il livello del mare e a circa 56 km da Rishikesh, che si può considerare la capitale della regione. È un luogo sacro particolarmente venerato, e nel periodo in cui le strade sono aperte, da maggio a settembre, si riempie di pellegrini. Alcuni Sadhu, o santi uomini, vivono tutto l’anno sulle colline circostanti, ma la maggior parte dimora a Rishikesh, in eremi o caverne forniti talvolta di luce elettrica e altri comodità moderne. Da qui il Gange scorre verso valle ed entra nelle pianure ad Haridwar, detta anche porta del Gange. Il Gange dopo aver attraversato città importanti come Rishikesh, Haridwar, Allahabad, Varanasi e Calcutta si incrocia con il Brahmaputra e il Meghna, formando un super-delta, un labirinto di canali e insenature al cui interno si trovano le paludi e le famose foreste di mangrovie più estese del mondo: le Sundarbans, Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO dal 1997. Qui, mentre i fiumi riversano nel Golfo del Bengala fanghi e sedimenti, le maree dell’oceano sommergono ogni giorno le foreste con l’acqua salata dando origine a uno degli habitat naturali più ostili del pianeta. Nonostante tutto diverse specie di animali riescono a sopravvivere in questi luoghi e, tra questi, la famosa Tigre del Bengala.

GHAT SUL FIUME GANGE

Le abluzioni mattutine e serali sono normalmente effettuate presso i Ghats, le celebri scalinate che permettono di scendere al fiume. Il termine Ghat indica tipicamente una scalinata che scende ad un corso d’acqua. Questa particolare scalinata riveste una grande importanza per le abluzioni rituali dell’induismo ed è diffusissima in tutta l’India. La maggior parte dei Ghat viene usata sia per scopi sacri che per scopi normali. Spesso lungo le rive del Gange, ad ogni Ghat viene attribuito un nome e un rituale ben preciso, ci sono ad esempio quelli destinati alle cremazioni, che permettono di lavar via con acqua sacra le ceneri dei morti. Molte persone compiono lunghi viaggi per immergere le ceneri della cremazione dei propri familiari nelle acque del Gange, si crede infatti che questa immersione possa favorire l’ascensione dell’anima al cielo. Numerosi luoghi sacri indù si trovano lungo le sponde del fiume Gange, i più importanti sono certamente Haridwar, Allahabad, e Varanasi, quest’ultima è probabilmente la città più importante dell’induismo. Basti pensare che ogni induista almeno una volta nella vita deve recarsi a Varanasi, e deve immergersi nel Gange, almeno da cinque Ghats differenti.

FIUME SACRO AGLI INDÙ

Il fiume Gange riveste un ruolo molto importante da un punto di vista religioso e spirituale, perché è il fiume sacro agli indù. Il fiume Gange è personificato come una dea, Devi, dal ruolo importante nella religione induista. Ogni induista ha la ferma convinzione che effettuando il bagno nel Gange possa ripulire i propri peccati e raggiungere la salvezza dell’anima. Le persone infatti compiono lunghi viaggi per immergere le ceneri della cremazione dei loro familiari nelle acque del fiume Gange, perché si crede che questa immersione possa far salire l’anima dei defunti al cielo. Gli induisti credono che nella loro vita sia necessario immergersi almeno una volta nel fiume sacro Gange, e molte famiglie conservano un flaconcino di acqua del Gange nella propria casa per due motivi, una questione di prestigio innanzitutto, e poi perché se qualche familiare dovesse ammalarsi gravemente e morire, potrebbe bere l’acqua del Gange per ripulire la propria anima da tutti i peccati. Il Gange sicuramente trasporta con le sue acque sentimenti, passioni e la spiritualità della popolazione che affida ad esso i corpi dei propri defunti e che usa compiere riti di purificazione sulle sue sponde.




(EN)

«The Ganges, above all is the river of India, which has held India's heart captive and drawn uncounted millions to her banks since the dawn of history. The story of the Ganges, from her source to the sea, from old times to new, is the story of India's civilization and culture, of the rise and fall of empires, of great and proud cities, of adventures of man...»

(IT)

«Il Gange, soprattutto è il fiume dell'India, che ha preso prigioniero il cuore degli indiani e ne ha attratto innumerevoli milioni alle sue rive fin dagli albori della storia. La storia del Gange, dalla sua sorgente al mare, dai tempi antichi ai nuovi, è la storia della civiltà e della cultura dell'India, della nascita e della caduta di imperi, di grandi e fiere città, dell'avventura dell'uomo...»

(Jawaharlal Nehru, Discovery of India)


Il Gange (AFI: /ˈɡanʤe/; chiamato localmente Ganga, devanagari गंगा) è un grande fiume del subcontinente indiano che attraversa le pianure del nord dell'India e il Bangladesh. Ha una lunghezza di 2.510 km e le sue sorgenti sono localizzate sul ghiacciaio di Gangotri nello stato indiano dell'Uttarakhand, nell'Himalaya centrale. Sfocia nel Golfo del Bengala con un ampio delta nella regione del Sundarbans. Per millenni ha goduto di una posizione preminente nella religione indù in India ed è adorato nella sua forma personificata della dea Gaṅgā. Assieme ai suoi affluenti, drena un bacino idrografico che si snoda su una superficie di circa un milione di chilometri quadrati, che supporta una delle regioni più densamente popolate del pianeta Terra. Quasi la metà della popolazione dell'India vive in un terzo del territorio del paese, compreso in 500 km dalla catena Himalaya all'interno della Pianura del Gange (Indo-gangetica). Durante il primo periodo vedico, l'Indo e il fiume Sarasvati erano considerati i grandi fiumi. Ma più tardi il Gange assumerà il posto principale come mostrato dai suoi numerosi riferimenti. Forse il primo occidentale a citare il Gange, escludendo i mitografi, è stato Megastene. Lo ha fatto diverse volte nella sua opera Indika: " l'India possiede molti e grandi fiumi navigabili che attraversando il paese dopo essersi uniti gli uni con gli altri, rientrano nel fiume chiamato il Gange. Ora questo fiume scorre da nord a sud, e getta le sue acque nel mare che costituisce il confine orientale del Gangaridai, una nazione che possiede una grande forza dagli elefanti di grandi dimensioni. "

A Roma in Piazza Navona, la famosa scultura, la Fontana dei Quattro Fiumi disegnata da Gian Lorenzo Bernini e costruita nel 1651, simboleggia i quattro più grandi fiumi di tutto il mondo allora conosciuti, uno per continente: tra essi c'è appunto il Gange.

Il corso del fiume

Il Gange e i suoi affluenti.

Il Gange ha origine nell'Himalaya dopo la confluenza di sei fiumi: l'Alaknanda, che incontra il Dhauliganga a Vishnuprayag, il Nandakini a Nandprayag, il Pindar a Karnaprayag, il Mandakini a Rudraprayag e infine il Bhagirathi a Dev Prayag (da questo punto il fiume è noto con il nome di Gange) nello Stato indiano dell'Uttarakhand. Il Bhagirathi è considerato il tratto iniziale vero e proprio del fiume, e le sue sorgenti traggono origine presso il ghiacciaio di Gangotri, ad un'altitudine di 7.756 metri sul livello del mare. Il fiume è alimentato inizialmente dall'acqua che discende da una serie di ghiacciai tra cui quelli del Nanda Devi e del Kāmet. Dopo aver percorso 200 km attraverso l'Himalaya, il Gange giunge presso le colline di Sivalik alla città di Haridwar, meta di pellegrinaggi. Ad Haridwar una diga ne imbriglia le acque verso il Ganges Canal, che collega il Gange con il suo principale affluente, lo Yamuna. Il Gange, che fino a quel punto è scorso verso sud-est, devia il suo flusso verso est attraverso le pianure del nord dell'India. Il Gange nei suoi primi 800 km di corso oltrepassa la città di Kanpur e in seguito riceve le acque dallo Yamuna vicino alla città di Prayagraj. Questo punto è noto come Sangam ad Prayagraj. Sangam è un luogo sacro per l'Induismo. Secondo antichi testi indù, una volta un terzo fiume, il Sarasvati, si univa agli altri due fiumi in questo punto. Unendosi a numerosi altri fiumi come il Kosi, Son, Gaṇḍakī e Ghaghra, il Gange forma un formidabile fronte d'acqua nel tratto tra Prayagraj e Malda nel Bengala Occidentale. Nel tratto sopraccitato oltrepassa le città di Mirzapur, Varanasi, Patna e Bhagalpur. A Bhagalpur il fiume, passate le colline di Rajmahal, inizia a scorrere verso sud. A Pakur inizia a diramarsi con un suo primo ramo, il Bhāgirathi-Hooghly, che va a formare il fiume Hooghly. Vicino al confine con il Bangladesh il Farakka Barrage, costruito nel 1974, controlla il flusso del Gange, deviando dell'acqua che va ad alimentare un canale collegato al fiume Hooghly tenuto relativamente libero dal limo.

Il delta del Gange

Oltrepassato il confine con il Bangladesh, il ramo principale del Gange è noto come fiume Padma fino al punto in cui non incontra il fiume Yamuna, il principale ramo del delta del Brahmaputra. Più a valle il Gange è alimentato dal fiume Meghna, il secondo ramo principale del delta del Brahmaputra, e assume il nome di Meghna. Con una larghezza di 350 km di delta, il Gange si getta infine nel Golfo del Bengala. Durante il suo corso il fiume ha un regime fortemente torrentizio con portate minime che possono scendere a meno di 600 m³/s e portate massime che possono superare i 50.000 m³/s (dunque esiste un rapporto di 1/8,3 fra portate minime e massime) nelle piene ordinarie. Nel delta Gange-Brahmaputra, quando i due fiumi sono in piena, viene scaricata nel Golfo del Bengala l'enorme portata di 200.000 - 220.000 m³/s. Solo due fiumi, il Rio delle Amazzoni e il fiume Congo, hanno una maggiore portata d'acqua del flusso combinato del Gange, Brahmaputra e del sistema Surma-Meghna. Il fiume, inoltre, è caratterizzato da un'alta torbidità delle acque (densità dell'acqua: oltre 1,2 kg/dm³), sicché il delta avanza assai sensibilmente nel mare anno dopo anno.

Ecologia

Il fiume inizia a ricevere le prime acque inquinate poco dopo le sorgenti. Lo sfruttamento commerciale del fiume è aumentato proporzionalmente alla forte crescita della popolazione. Attraversando zone ad alta densità abitativa il Gange raccoglie grandi quantità di sostanze inquinanti, come ad esempio Schistosoma mansoni e coliformi fecali, e berne le acque o semplicemente immergersi in esse per la balneazione comporta un alto rischio di infezione. Sotto l'aspetto antropico, la pianura gangetica, vasta oltre 1 milione di km², rappresenta una delle zone del pianeta più densamente popolate e più abitate in senso assoluto, raccogliendo quasi mezzo miliardo di persone. Nel suo bacino si trovano due megalopoli come Delhi e Calcutta, con circa 20 milioni d'abitanti in totale, ma si trovano almeno altri 50 agglomerati con oltre 1 milione di abitanti. L'UN Climate Report delle Nazioni Unite pubblicato nel 2007 indica che i ghiacciai dell'Himalaya che alimentano il Gange potrebbero scomparire entro il 2030, con il rischio che lo scorrere del fiume diventi un evento stagionale risultante dai monsoni.

Economia

Il bacino del Gange con il suo terreno fertile è di fondamentale aiuto per il settore agricolo e l'economia di India e Bangladesh. Il fiume e i suoi affluenti forniscono una perenne fonte di acqua per l'irrigazione di una vastissima regione. Le principali colture includono riso, canna da zucchero, lenticchie, semi oleosi, patate, e grano. Lungo le sponde del fiume, la presenza di piccole paludi e laghetti consente una ricca gamma di coltivazioni come ad esempio legumi, peperoncino, senape, sesamo e iuta. È altresì importante per la pesca, anche se il fiume rimane altamente inquinato. Il turismo è un'altra importante attività con le tre città sante per l'Induismo: Haridwar, Prayagraj, Varanasi che attirano migliaia di pellegrini alle sue acque.

Nelle religioni e nelle mitologie

Secondo gli indù il fiume Gange è sacro. È adorato dagli indù ed è personificato come una dea Devi, che detiene un posto importante nell'omonima religione. Per gli indù c'è la convinzione che effettuando il bagno nel fiume (in particolare in talune occasioni) si possa ottenere il perdono dei peccati e un aiuto per raggiungere la salvezza. Le abluzioni mattutine e serali sono normalmente effettuate presso alcune strutture dedicate costituite da scalinate che terminano nel fiume, dette ghats. Molte persone compiono lunghi viaggi per immergere le ceneri della cremazione dei loro familiari nelle acque del Gange; si crede che questa immersione possa far salire l'anima al cielo. Numerosi luoghi sacri indù si trovano lungo le sponde del fiume Gange, tra cui Haridwar e Varanasi, la città più importante dell'induismo. Si ritiene che bere l'acqua del Gange farà sì che dopo l'ultimo respiro l'anima salirà al cielo. Al Gange si fa riferimento nel Rig-Veda, la prima tra le scritture indù. Appare nel nadistuti (Rig Veda 10.75), che elenca i fiumi da est a ovest. Anche nel Rig Veda 6.45.31, la parola Ganga è accennata, ma non è chiaro se il riferimento è al fiume.

Il Gange a Varanasi.

Gli induisti credono anche che la vita sia incompleta senza la balneazione nel Gange almeno una volta nella propria esistenza. Una buona parte delle famiglie indù tiene un flaconcino di acqua del Gange nella propria casa. Viene considerato prestigioso detenere l'acqua della Santa Ganga in casa, e in tal modo, se qualcuno sta morendo, sarà sempre in grado di bere la sua acqua. Molti indù credono che l'acqua della Ganga possa ripulire l'anima di una persona da tutti i peccati passati, e che possa anche curare i malati. Le antiche scritture ricordano che l'acqua del Gange porta le benedizioni dei piedi del Signore Visnù; quindi la Madre Gange è anche conosciuta come Vishnupadi, che significa "proveniente dal piede di loto del Signore Supremo Sri Vishnu". Alcune delle più importanti festività indù e raduni religiosi (intesi come culti) si celebrano qui. Varanasi ha centinaia di templi lungo le rive del fiume che vengono spesso inondati durante le piogge. Questa città, specialmente lungo le rive, è un importante luogo di culto indù e sede per la cremazione. La mitologia indiana afferma che Ganga, figlia di Himavan, re della montagna, aveva il potere di purificare tutto ciò che toccava. Ganga veniva dal cielo e purificava il popolo indiano. Anche dopo il funerale, gli indiani spesso immergono i corpi dei loro morti nel fiume, ritenendo così di purificarli dai loro peccati. Il Gange era una divinità fluviale anche per i mitografi greci, padre di numerose Naiadi, una delle quali, Limnee, avrebbe generato il bellissimo Ati, arciere dalla mira infallibile.

Nella cultura moderna

La descrizione del Gange è il riferimento geografico con cui si apre il primo romanzo d'avventura del ciclo indo-malese di Emilio Salgari, I misteri della jungla nera. Tra il 1679 e il 1680 il musicista Alessandro Scarlatti compose l'opera L'honestà negli amori, contenente l'aria "Già il sole dal Gange", la quale è divenuta popolare grazie alle interpretazioni di Beniamino Gigli, Carlo Bergonzi, Cecilia Bartoli, Luciano Pavarotti, Renato Bruson, José Carreras, Mario Lanza ed altri.

Curiosità

  • Le ceneri di George Harrison sono state gettate nelle acque del Gange, per desiderio dell'artista.





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