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  • Immagine del redattoreAle Torrini

Fiume "Nilo"... Egitto

Chi beve l'acqua del Nilo, la berrà di nuovo... (è destinato a ritornarvi).


Il Fiume Nilo in Egitto è il fiume più lungo in tutta l’Africa ed è il più antico in tutto il mondo.

La storia del Nilo

Il fiume Nilo è un fiume nordafricano lungo 6.650 km e rappresenta il fiume più antico in tutto il mondo visto che ha circa 31 milioni anni, quindi è un fiume che ha una grande civiltà e storia profonda da notare dall'epoca dei faraoni egizi fino al tempo attuale.

Il fiume Nilo scorre per 6,670 KM dal cuore dell’Africa al Mediterraneo in Egitto. Questo fiume è il secondo corso d'acqua più lungo del mondo dopo il rio delle amazzoni che ha una lunghezza di 6,992 km. Si considera che il Nilo sorga dal lago Vittoria in Uganda, anche se il lago stesso è alimentato da alcuni immissari, di cui il principale è il Kagera. Il fiume Nilo in Egitto prosegue in direzione nord attraversando una vasta zona desertica fino a raggiungere il lago Nasser, un bacino artificiale formato dallo sbarramento della diga di Assuan. Il fiume del nilo comprende 7 paesi : Burundi, Ruanda, Tanzania, Uganda, Sud Sudan, Sudan, Egitto. Il nilo svolge una fondamentale funzione economica, consentendo di rendere fertili le terre aride e desertiche. Ogni anno a luglio il fiume inonda oltrepassava il letto e travolgeva i territori limitrofi; le acque si ritiravano in novembre, rientrando nell’alveo, e lasciavano sui campi uno strato di fango di colore scuro ed estremamente fertile (limo). Lungo la valle del Nilo i contadini hanno sfruttato abilmente l'inondazione del Nilo, organizzando opere di bonifica a danno di paludi e acquitrini. Il fiume Nilo era strettamente legato allo sviluppo dell'antica civiltà egiziana, con la maggior parte della popolazione e delle città situate nella valle a nord di Assuan, il punto dell'inizio del fiume Nilo in Egitto. Il fiume Nilo in Egitto è stato vitale per la cultura egiziana sin dall'età della pietra, Il cambiamento climatico e il progressivo inaridirsi dei pascoli e di quelle terre d'Egitto che hanno dato vita al Sahara già nell'8000 a.C, presumibilmente hanno spinto gli abitanti a spostarsi verso il Nilo , dove poi hanno sviluppato un'agricoltura sedentaria basata sulla fertilizzazione del territorio ed è diventata una società più centralizzata grazie al limo.

L'importanza del fiume Nilo

Il Nilo ha un ruolo essenziale per sviluppare il turismo e l’economica in tutti i paesi africani specialmente l`Egitto. Gli studi internazionali hanno scoperto che dentro il Nilo ci sono diversi tipi di pesci come : il Rinoceronte, l'ippopotamo, la rana, le tartarughe inclusi tutti i suoi tipi diversi. Non solo questo ma contiene anche più di 300 tipi di uccelli. Perciò, per qualsiasi turista è molto importante fare una crociera sul Nilo per qualche giorno così può rilassarsi e godere il Massimo di questa esperienza indimenticabile ed imperdibile. Durante il tuo viaggio in crociera sul Nilo, avrai l'opportunità di scoprire tutte le attrazioni imperdibili, sia a Luxor che ad Assuan. Le mete turistiche più famose da visitare a Luxor sono: Tempio di Luxor e Valle dei Re. Tra i luoghi più famosi da non perdere ad Assuan, troviamo l'Alta Diga, il Lago Nasser e il Tempio di Kom Ombo. È anche possibile aggiungere un altro giorno per godersi la visita al tempio unico di Abu Simbel. Ci sono altri che preferiscono fare una feluca a Cairo, ascoltando le canzoni locali oppure le canzoni tradizionali che rappresentano l'arte egiziana vecchia.

La derivazione del nome

Il nome Nilo deriva dal greco Neilos (latino: Nilus), che significa valle fluviale e quindi, per estensione del significato, fiume. Il fatto che il Nilo, a differenza di altri grandi fiumi a loro noti, scorresse da sud verso nord e fosse in piena nel periodo più caldo dell'anno era un mistero irrisolto per gli antichi egizi e greci. Gli antichi egizi chiamavano il fiume “Nero”, in allusione al colore dei sedimenti trasportati dal fiume quando è in piena.

La formazione del Fiume

Il Nilo è formato da tre corsi d'acqua principali: il Nilo Azzurro, l'Atbara che sgorgano dagli altopiani dell'Etiopia, e il Nilo Bianco che i cui corsi d'acqua sfociano nei laghi di Victoria e Albert. Tra le bellezze del Nilo, da cui la diga di Aswan ed il lago artificiale Nasser sono stati generati, sebbene la diga abbia causato un impatto ambientale non trascurabile, la vista, specialmente dall’alto, è decisamente mozzafiato. Inoltre l’acqua che scorre attraverso la diga, produce energia idroelettrica grazie alla costruzione di una centrale a ridosso della gigantesca opera ingegneristica. Oltre ad impiegare energia pulita e quindi non inquinante, ha permesso all’Egitto di coprire più della metà del proprio fabbisogno di energia elettrica. Le acque del fiume Nilo davano rifugio a numerose specie di animali e di piante. Le fertili zone paludose costituivano un vero paradiso per i cacciatori, soprattutto quando le acque della piena si ritiravano. Sulle sponde del fiume si cacciavano gli uccelli, servendosi di reti e di boomerang. Il Nilo giocò un ruolo cruciale nella fondazione della civiltà egiziana. Il Nilo fu (e lo è tuttora) un'importante fonte di sostentamento per le popolazioni lungo le sue sponde. Il Nilo rendeva il terreno circostante estremamente fertile dopo le annuali inondazioni. Gli egizi furono pertanto in grado di coltivare grano e altre colture, ricavandone cibo per supportare le esigenze alimentari della popolazione. Inoltre l'introduzione ad opera dei Persiani dei bufali nel VII secolo a.C. che ricercavano ambienti umidi e con presenza di acqua, in aggiunta ai cammelli, rappresenta un'eccellente fonte di carne. I bufali vennero inoltre addomesticati e utilizzati per l'aratura, mentre i cammelli come animali da soma. L'acqua fu pertanto di vitale importanza sia per le persone, che per il bestiame. Il Nilo permise inoltre un efficiente sistema di trasporto. Il fiume Nilo si considera un fattore molto efficace della costruzione della civiltà egiziana. Sulle rive del Nilo si è sviluppata, una delle più famose civiltà della storia dell'umanità, la civiltà dell'antico Egitto. Grazie ai suoi architetti, ai suoi scultori e ai suoi ingegneri che hanno saputo le tecniche di costruzione delle piramidi ed hanno anche scoperto le tecniche per alzare gli immensi obelischi e per trasportarli in barca sul Nilo per creare e costruire le piramidi che si considera un monumento mondiale più famoso che riflette la grandezza degli egizi.


Fonte: https://www.viaggioinegitto.com



La ricerca delle sorgenti del Nilo

L’enigma delle sorgenti del Nilo fu uno dei misteri del mondo antico che ossessionò per lungo tempo faraoni e imperatori, esploratori e viaggiatori, e che trovò la sua soluzione solo nella seconda metà del XIX secolo.

La storia che mi appresto a raccontare e che è poco conosciuta, riguarda una spedizione al tempo degli antichi Romani promossa dall’Imperatore Nerone, la prima nella storia che dall’Europa si rivolgeva verso l’Africa equatoriale, per trovare le sorgenti del fiume Nilo. Questa missione oltre alla natura esplorativa aveva lo scopo di acquisire informazioni geografiche delle regioni a sud dell’Egitto in vista di una possibile espansione verso l’Etiopia, nome con il quale venivano chiamate tutte le terre a sud dell’Egitto. Queste zone erano attraversate da grandi carovane che portavano in Egitto e nelle province sahariane che si affacciavano sul Mediterraneo oggetti preziosi, alimentando così le fantasie dei vari commercianti romani.

Nel 62 d.C. la spedizione guidata da un tribuno militare e da due centurioni e composta da pretoriani partì dalla città di Siene (Assuan) verso quello che allora era il centro commerciale più a sud nella Bassa Nubia, Maharraqa. Il viaggio proseguì verso Tama, città degli etiopi evonimiti, Acira, Pitara e Tergedo. I rapporti su queste zone parlano di un territorio con un clima inospitale, abitato da strani animali sconosciuti a Roma come i pappagalli, le “sfingi” (probabilmente delle piccole scimmie che si muovevano su quattro zampe) e il babbuino che i romani di allora identificarono con le creature mitologiche cinocefale dalla testa come quella di un cane e il corpo di uomo. Proseguendo si imbatterono nella città di Napata, ex capitale del regno di Kush, ormai in rovina, caratterizzata da vecchi palazzi e templi a testimonianza di una gloria passata, procedendo infine verso la nuova capitale del regno di Kush, Meroe. In questa città i romani incontrarono la Kandake (regina) Amanikhatashan, che offrì loro dei salvacondotti per attraversare i territori del sud, abitati da popolazioni bellicose. La regina, inoltre, mise a disposizione guide esperte e una scorta militare.

“Cum a rege Aethiopiae instructi auxilio commendatique proximis regibus penetrassent ad ulteriorem” – Seneca

Il tratto tra Siene e Meroe fu di particolare difficoltà in quanto si dovevano superare le sei cateratte del fiume che costrinsero i romani a percorre lunghi itinerari via terra. Una volta superata la sesta cateratta, nei pressi dell’odierna città di Khartum, i romani scoprirono che il fiume si biforcava. Le guide suggerirono di proseguire per il tratto più ad ovest, quello che oggi è chiamato il Nilo Bianco. Il ramo ad est è quello conosciuto come Nilo Azzurro e che trova la sua origine nel lago Tana. Risalendo il Nilo Bianco, la spedizione dovette fermarsi a causa di una zona paludosa che impediva l’avanzata. Alla fine gli esploratori si trovarono davanti alle rocce da cui la forza del fiume usciva con potenza.

Ibi, inquit, vidimus duas petras, ex quibus ingens vis fluminis excidebat” – Seneca

A quel punto i viaggiatori pensarono di essere giunti alle sorgenti del fiume e intrapresero il viaggio di ritorno. Alcuni studiosi hanno identificato la zona paludosa dove la spedizione si fermò nel lago No, formato dalla confluenza del Bahr al Ghazal con il Nilo Bianco, a sud del Sudan e che si disperde in tanti ruscelli. Non si esclude, inoltre, che la spedizione sia arrivata in territorio ugandese. Il riferimento di Seneca all’acqua che usciva dalle due rocce non sarebbe altro che un richiamo alle cascate Murchison, in passato dette Kabalega, che si trovano in prossimità del lago Alberto e di un ramo del Nilo Bianco emissario del lago Vittoria. La spedizione non riuscì ad arrivare alle sorgenti del fiume Nilo che distavano ancora mille chilometri, anche se fu indubbiamente un’impresa sorprendente considerando i mezzi e le attrezzature dell’epoca e che rivelò nuovi aspetti della figura di Nerone. Tra gli autori romani che narrano di questa spedizione e di altre verso le sorgenti del Nilo vi sono Seneca che nel Naturales quaestiones offre un resoconto dettagliato della spedizione neroniana. Plinio il Vecchio che nella Naturalis Historia parla di una spedizione alla scoperta delle sorgenti del Nilo intorno al 67 a.C. in vista di una conquista delle terre a sud dell’Egitto promossa da Nerone. E ancora di una missione risalente al regno di Augusto promossa dal prefetto dell’Egitto Publio Petronio con lo scopo di conquistare la città di Meroe. Plinio descrive in modo dettagliato le vicende, le distanze percorse, le città attraversate, permettendo un confronto tra la spedizione neroniana e quella augustea che si ritrovano anche nell’opera di Seneca. Diogene, mercante greco-romano, marciò all’interno del continente africano intorno al 100 a.C. arrivando fino a due grandi laghi dietro i quali si ergevano dei monti innevati. Diogene pensò di aver trovato le sorgenti del Nilo e chiamò il monte Meru e Kilimangiaro “Monti della Luna”, il lago Vittoria, il lago Eyasi e il lago Natron “Laghi della Luna” e “Altopiani della Luna” quelli dei territori corrispondenti all’attuale parco nazionale del Serengeti. Il viaggio di Diogene ci viene raccontato anche dal geografo Marino di Tiro e da Claudio Tolomeo il quale affermò che all’origine del fiume Nilo c’erano quei grandi laghi alimentati dalle “Montagne della Luna”. La ricerca delle sorgenti del Nilo si protrarrà fino agli anni Settanta dell’Ottocento con le avventurose esplorazioni africane di David Livingstone, Richard Burton, John Speke, i coniugi Samuel e Florence Baker e Henry Stanley. Ma tra gli esploratori ci fu anche il veneto Giovanni Miani che nel 1860 era arrivato a 3° 32 ’ di latitudine Nord e inconsapevolmente a meno di cento chilometri dalle sorgenti del Nilo.


Fonte: https://societageografica.net





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