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  • Immagine del redattoreAle Torrini

Tutto accade per un motivo...

Racconto breve...


È una giornata terribile oggi, nuvolosa e fresca. Ho voglia di uscire da queste quattro mura, di respirare aria di pioggia. Queste mura mi opprimono, questa gente mi opprime. Sono stufa di vedere soltanto camici bianchi intorno a me. È vero, sono stata male, ma adesso mi sento meglio e vorrei poter fare qualcosa di diverso dal prendere le stesse medicine e vedere le stesse facce inutili.

Sono passati sei mesi. Sei lunghi mesi da quella sera. Una sera qualunque, una cena con gli amici e poi il rientro a casa. Non ho mai bevuto, io no, ma l’auto che ci è venuta contro a tutta velocità era guidata da un pazzo ubriaco, uno, ubriaco fradicio che è scappato subito dopo aver fatto un casino con le nostre vite.

Due amiche sono rimaste lì, sull’asfalto, senza vita. Una quarta ed io abbiamo lottato con tutte le nostre forze per aggrapparci a quel poco di vita che ancora ci rimaneva ma... Per adesso l’unica cosa che riesco a fare è spingermi su una sedia a rotelle e mi ritengo fortunata se posso ancora raccontare quello che mi è successo. La mia amica è uscita dal coma un mese fa ma ancora non si sa bene come si risolverà la cosa. Inutili le Leggi, in questi casi servono a poco se non sono davvero severe. Inutili le pene, non ripagano nemmeno in parte il dolore di una perdita cosi assurda. Morire a vent’anni, trenta, quaranta o anche oltre per una cosa cosi... E' morire invano!

Devo uscire, voglio uscire. Sto impazzendo qui dentro, devo fare qualcosa.

“ E dove vorresti andare? Lo sai che ancora hai bisogno di cure.

- Lo so, ma posso almeno andare fuori? In giardino...

- Fra poco pioverà, pensi sia il caso?

- Sì, lo è! Per favore...

- Va bene, però solo per pochi minuti”.

Che cosa cambia se sto qui pochi minuti o una vita? ... Finalmente un po’ d’aria fresca, non ricordavo più fosse così bello il vento sulla pelle. Quando chiudo gli occhi vedo solo un’auto nera, di grossa cilindrata che punta dritta verso di me. Uno schianto. Le fiamme che avvolgono i nostri corpi. Sono riuscita solamente a tirare fuori dall’auto la compagna che era sul sedile posteriore dietro al mio. Sono ferita, sanguinante, non ce la faccio a trascinarmi dalla parte opposta dell’auto. E lui è li, in piedi davanti a me, ubriaco fradicio, che grida: «Che cosa ho fatto?»... Risale in auto e se ne va, senza curarsi di aiutarmi a tirare fuori anche le altre.

Sono frazioni di secondo che sembrano secoli. Ho ancora negli occhi il suo volto. Vorrei averlo davanti a me adesso, vorrei chiedergli perché. Perché se n’è andato senza prestarci aiuto, forse potevamo salvarci tutte. Perché ?...

“ È ora di rientrare. Che effetto ti ha fatto quest’aria?

- È bello sentire di nuovo che sono viva. Adesso però sono stanca.

- Ti riaccompagno in camera.

- No ti prego, portami dalla mia amica, devo dirle una cosa.

- Ti ostini a credere che lei possa sentirti, non credo possa farlo sai?

- Non ha importanza, devo farle sentire che io le sono vicina, se per caso lei sentisse qualcosa.

- Sei una persona stupenda, questo lo sai vero? Non ti ho mai vista scoraggiata una volta, ed è tanto tempo che sei qui. La tua serenità fa star bene anche noi, ci fa lavorare meglio.

- Sai una cosa? Un amico, tempo fa mi ha detto che “Nella vita, tutto succede per un motivo”. Probabilmente dovevo fare questa terribile esperienza per aver modo di capire e trasmettere agli altri qualcosa che ancora non so che cosa possa essere.

- Forse è la tua serenità che devi trasmettere.

- O forse è con "lui" che devo parlare prima di tutto. O meglio ancora devo parlare di questa esperienza ai giovani, perché capiscano quello che rischiano. Ma non so come fare...

-Ti verrà in mente, adesso non sforzarti troppo, ti porto dalla tua amica e poi a letto, per oggi hai fatto la matta abbastanza”.

È un infermiere stupendo, ha due figli che sono una meraviglia e una moglie decisamente bella. Non è facile lavorare in questo reparto, bisogna esserci davvero portati.

È passato ancora un altro giorno, mi hanno detto che oggi arriverà un nuovo medico, viene dal Canada, ed è uno specialista. Vediamo che cosa potrà fare per il mio problema... E cosi rieccomi di nuovo sotto macchinari, in balia di nuove cure, nuove analisi, nuovi camici bianchi che mi girano intorno. Sono davvero stufa di tutto questo...

Sono passati altri dieci giorni, adesso mi stanno portando nello studio del nuovo medico. Meno male, cosi almeno riuscirò a parlargli...

Oh mio Dio!!! Era meglio non lo avessi mai visto!!! È lui!!! È lui l’uomo che era al volante dell’auto che ci ha investite. Non è possibile. Non è possibile...

“ Perché piangi?

- Io! ...Tu sei quello che mi ha ridotta cosi, stupido idiota e che hai ucciso le mie amiche, non ti sei neanche degnato di aiutarmi a farle uscire da quell’auto.

- Che cosa stai dicendo? Sei matta? Io sono qui in Italia da dieci giorni. Dovrò farti ricoverare nel reparto psichiatrico.

- Si meglio, fammi ricoverare lì, almeno non ti vedrò più.

- Falla finita e ascoltami adesso. Dagli esami fatti risulta che hai una lesione a una vertebra che spinge sul midollo, per questo non riesci a camminare. Dobbiamo intervenire chirurgicamente. Ma c’è un però. Potresti anche non camminare più se per caso tocchiamo il midollo. A te la scelta su cosa fare. Pensaci bene... Hai qualche giorno e adesso parliamo delle accuse che hai fatto prima. Quanto mi somigliava quello che ha provocato l’incidente in cui ti sei trovata coinvolta?

- È uguale a te, lui è te!

- Allora indagheremo su chi è questo tipo...

- Tu sai chi è.

- Perché dovrei saperlo?

- Non lo so, ma so che tu lo sai bene. Voglio andarmene.

- Dove?

- Via da qui. Lontana da te.

- Allora hai deciso di non farti operare.

- Non mi interessa più niente.

- Bene! Rinunciataria, codarda, donnicciola. Non ti avevano descritta cosi. Vedo che non ti conoscono molto bene.

- Io non sono come dici tu.

- Mi pare proprio di sì invece.

- Pensala come vuoi, non me ne frega niente.

- Dove vai?

- In camera mia.

- Hai paura a parlare con me?.

- Sì, ho paura che se ti avvicini, io non riesca a controllarmi.

- Senti, senti, e pensi di picchiarmi?

- Non lo so, ma posso sempre provarci.

- Avanti, provaci...

- Va al diavolo.

- Tutto qui? Che coraggio!.

- Non ho voglia né la forza di lottare più, mi spiace.

- Niente operazione allora, perché fare questa richiede tanta volontà, tu non ne hai, per cui, rimani cosi. Fuori di qui, torna nella tua camera”...

Non ricordo di essere mai stata ferita cosi, ma chi si crede di essere. Devo scoprire se è vero che lui non era in Italia al momento dell’incidente. Chiamerò un mio amico poliziotto e vedremo...

.........

Sono passati due giorni, ho saputo che veramente lui non era in Italia, ma la cosa sconcertante è che ha un fratello gemello.

“ Credo tu conosca mio fratello vero?

- Sì, ma soprattutto lui conosce me.

- La vita è strana sai? È morto due mesi fa in un incidente stradale. Un ubriaco gli è andato addosso. Dalla sera del tuo incidente non è stato più lo stesso, aveva smesso di bere...

- Mi spiace. Mi spiace davvero.

- Lo immagino. Hai deciso cosa fare della tua operazione?

- Se vuoi operarmi puoi farlo.

- Ti fidi di me?

- Non può succedermi nulla di peggio di quello che mi è già successo, non credi?”

- Potrebbe succederti solo qualcosa di meglio. Potresti camminare di nuovo”...

.........

Sono passati sei mesi da quel giorno. Inizio a camminare di nuovo. Jack, questo è il nome del medico che mi ha ridato la vita, sta con me. O meglio, insieme stiamo cercando di formare una famiglia e cercheremo di far capire ai nostri figli cosa vuol dire “vivere”. La mia amica è uscita dall’ospedale e sta benino, a parte qualche lieve carenza, ha ripreso quasi la sua vita normale. Continueremo a lottare come meglio possiamo per far capire ai giovani che è facile divertirsi senza rovinarsi la vita e soprattutto rovinarla agli altri. Lotterò con tutte le mie forze perché la morte di due persone stupende non sia stata inutile e lotterò anche per lui. Lui che quella notte del 24 Ottobre ha incrociato le nostre vite in un destino assurdo...

È vero.

" Tutto accade per un motivo ".

Sempre...

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